Shakespeare secondo Zingarelli

Giulietta e Romeo apre il festival Winter in Schwetzingen

Recensione
classica
Rokokotheater Schwetzingen
Zingarelli
25 Novembre 2016

Toh, chi si rivede! Sembrava completamente dimenticata e invece la Giulietta e Romeo di Niccolò Antonio Zingarelli, dopo la lussuosa versione concertante ascoltata a Salisburgo, torna a distanza di qualche mese in versione scenica per Winter in Schwetzingen, un piccolo festival specializzatio in rarità barocche e post curato dallo Stadttheater di Heidelberg. Piuttosto parco nei mezzi impiegati, l’allestimento visto nel teatrino del castello di Schwetzingen è comunque un’occasione interessante per apprezzare il lavoro di Zingarelli in una dimensione più “normale”, sfrondato cioè del glamour divistico salisburghese. Composta per la Scala nel 1796 e oggetto di innumerevoli aggiustamenti fino al 1829, prodotti da capricci di divi e da contingenze impresariali (il che pone non pochi problemi a chi voglia riproporne una versione filologicamente accurata), questo Giulietta e Romeo è davvero uno strano animale musicale, con la voce che guarda indietro al barocco (il primo Romeo ebbe la voce “bella in modo soprannaturale” del castrato Crescentini) ma con lo sguardo che guarda avanti e che fa già pensare a Rossini per l’articolata struttura dei suoi numeri (su tutti, la grande scena di Romeo davanti al presunto cadavere di Giulietta nel terzo atto) ma anche per una certa sbrigatività drammaturgica oltre che per i concitati finali con coro. Dai mezzi messi a disposizione a Schwetzingen, il direttore Felice Venanzoni è riuscito davvero a ottenere il massimo, in primo luogo da un’orchestra che non brillava certo per precisione ma che, sotto la sua guida, garantiva un’esecuzione molto mossa sia sul piano agogico che soprattutto su quello dinamico, grazie alla terapia “barocchista” di alleggerimento del suono.

Nel complesso soddisfacente anche la prova dei cantanti, tutti giovani e alcuni con esperienze nel barocco. Dei due protagonisti, la Giulietta di Emilie Renard risultava più convincente soprattutto sul piano drammatico, mentre il Romeo di Kangmin Justin Kim mancava talora di precisione (vedasi la grande scena del terzo atto) nonostante i non disprezzabili mezzi vocali. Al limite delle possibilità i due tenori “pre-rossiniani” Zachary Wilder, il poco paterno Everardo, e Namwon Huh, nell’ingrato ruolo di Teobaldo, rivale amoroso di Romeo che scompare rapidamente senza lasciare traccia. Esili le presenze di Terry Wey come Gilberto e di Rinnat Moriah come Matilda. Efficaci gli interventi del coro. Quanto allo spettacolo montato a quattro mani da Nadja Loschky e Thomas Wilhelm, si limita alla semplice illustrazione della vicenda, nonostante qualche idea o situazione all’apparenza ambiziosa ma priva di reale sostanza drammaturgica (in particolare, la Giulietta bambina che torna in scena di tanto in tanto è davvero irrisolta). Più che Zingarelli può l’invincibile genio di Shakespeare, che anche per questa ennesima versione del suo capolavoro riscuote la sua rata di applausi.

Note: Nuova produzione del Theater Heidelberg per il festival "Winter in Schwetzingen". Date rappresentazioni: 25, 30 novembre; 2, 9, 15, 19, 27, 29 dicembre 2016, 15, 21 gennaio 2017.

Interpreti: Emilie Renard (Giulietta), Kangmin Justin Kim (Romeo), Terry Wey (Gilberto), Zachary Wilder (Everardo), Namwon Huh (Tebaldo), Rinnat Moriah (Matilda)

Regia: Nadja Loschky e Thomas Wilhelm

Scene: Daniela Kerck

Costumi: Violaine Thel

Coreografo: Thomas Ziesch

Orchestra: Philharmonisches Orchester Heidelberg

Direttore: Felice Venanzoni

Coro: Chor des Theaters Heidelberg

Maestro Coro: Ines Kaun

Luci: Wolfgang Philipp

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

I poco noti mottetti e i semisconosciuti versetti diretti da Flavio Colusso a Sant’Apollinare, dove Carissimi fu maestro di cappella per quasi mezzo secolo

classica

Arte concert propone l’opera Melancholia di Mikael Karlsson tratta dal film omonimo di Lars von Trier presentata con successo a Stoccolma nello scorso autunno

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre