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La Diva Anna Netrebko ritorna al ruolo di Traviata per tre sole rappresentazioni, a Milano, e la Vostra fedele corrispondente è riuscita a trovare un biglietto! Ero abbarbicata in un microscopico sedile nella seconda fila della prima balconata, dovevo battagliare per un po’ di spazio con una tedesca sprezzante da una parte e la culona russa più voluminosa mai vista in un teatro d’opera dall’altra; ho finito per stare in piedi quasi tutto il tempo perché non riuscivo a vedere niente, ma ragazzi! Che serata!

La produzione era quella, tradizionalissima, fatta da Liliana Cavani negli anni Novanta; è sontuosa e non pretenziosa allo stesso tempo. Sicuramente qualcuno la trova noiosa, ma a me è piaciuta molto. Crinoline, candelieri, fiori nei capelli delle donne e uomini in marsina, non mancava niente.

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La Netrebko è stata magnifica. Non canta Traviata da molti anni, e la sua voce è diventata più grossa e più profonda. Devo ammettere che dubitavo riuscisse a gestire la coloratura alla fine del primo atto: Sempre libera richiede una voce molto agile e acuti sicurissimi. Netrebko si è lanciata nella musica come un tornado, travolgendo il pubblico con volatine, agilità e acuti forti, sicuri, quasi arroganti. Alla fine eravamo tutti innamorati di lei, quanto e più di Alfredo. Il suo primo atto è stato veramente travolgente, sono sicura di non averla sentita respirare MAI: come dice il mio amico Gianluca, deve aver respirato in camerino.

Ma cominciamo dall’inizio. I musicisti dell’orchestra della Scala potrebbero suonare La Traviata ubriachi e bendati, con Tom che conduce e Jerry che suona i piatti. In ogni caso la loro prestazione è stata fantastica. Il direttore era Nello Santi, che ha 85 anni, e si delizia di tempi estremamente lenti. A me la sua interpretazione è piaciuta: sì, è vero, alcune cose erano talmente lente che veniva paura i cantanti morissero davvero, ma l’orchestra non era mai pesante. Sono riusciti a produrre una magica mistura di lentezza e leggerezza, semplicemente meravigliosa. E non tutto era troppo lento: le parti veloci erano veramente veloci (il brindisi, Sempre libera, lo scontro nel secondo atto Mi chiamaste, che bramate? ecc.). Però c’era un crogiolarsi nelle parti lentissime, che alcuni loggionisti hanno trovato eccessivo. Un sacco di commenti e battibecchi in teatro. Due giorni prima il direttore fu duramente criticato: “I tempi, Maestro!” urlò una voce; un’altra sentenziò “Verdi si rivolta nella tomba con questi tempi!” (a cui, giustamente, un’altra rispose “Ma cosa ne sai te?!?”). Quindi sabato sera, quando ero lì, molti hanno sottolineato il loro apprezzamento a Santi. “Grazie per la lezione, Maestro!” (a cui un criticone ha risposto “Come no!”). La Scala, il tempio del melodramma, appunto.

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Alfredo era un nome molto conosciuto alla Scala: Francesco Meli. E’ sempre lui, un tenore italiano, nel bene e nel male. La sua voce è molto naturale, ben impostata ed entusiasta, le sue mezze voci tenere e sentite. Gli manca raffinatezza, e la sua tavolozza non ha molti colori. Ma il suo Croce e delizia è stato ottimo, fiati perfetti. Ha mostrato anche capacità di recitazione, cincischiando mentre cerca le parole del brindisi, confortando appassionatamente Violetta durante Parigi o cara, in modo commovente ed emotivo. L’intero primo atto è stato fenomenale, un brindisi perfetto, con il meraviglioso coro della Scala assolutamente ineccepibile.

Il veterano Leo Nucci era Giorgio Germont. Ha 75 anni, e la sua voce è in forma spettacolare, per la sua età. Il colore è ancora molto bello, e la sua esperienza con il personaggio risulta in un Germont credibile. Con tutto ciò, secondo me dovrebbe andare in pensione. Ogni singola nota è presa da sotto, “col salto”, un vizio che aveva anche da giovane, e con l’età peggiora, ovviamente. La voce ha perso forza, ovviamente. Globalmente la sua interpretazione è stata molto gradevole, ma insomma. La cosa migliore che ha fatto è stata l’orribile cabaletta Ah non udrai rimproveri, la musica è bruttarella, ma lui aveva l’intento giusto.

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Netrebko è stata straziante nel secondo atto. Ha usato tutta la forza del suo registro basso ai fini di una toccante interpretazione emotiva, senza forzare mai, sempre usando una tecnica che dà alla sua voce una perfetta uniformità. Il filato in Dite alla giovane era l’ultimo respiro di una vittima morente, il suo Morrò la mia memoria il futile scatto d’orgoglio di chi cerca di riconquistare un po’ di dignità, e Amami Alfredo una tempesta d’amore e disperazione. La culona russa e io piangevamo come bambini, soffocando i singhiozzi e pulendo il trucco che colava.

La scena da Flora è stata sontuosa e divertente, però devo dire che il coro femminile era costantemente in ritardo nella canzone delle zingarelle. Anche il coro maschile restava indietro nel coro dei “matadori”, ma meno scandalosamente. La disperazione di Violetta durante il gioco di carte diventa sempre più profonda (Pietà, gran Dio, di me), e il concertato è stato incredibile. Il coro ha fatto un lavoro meraviglioso.

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Nel terzo atto la Netrebko si è prodotta in attacchi di tosse estremamente realistici, è stato veramente sorprendente che non interferissero con il canto. Sembrava più un animale in gabbia di una vittima morente, qui: si aggrappava a ogni anelito di vita infuriando sul palco come un temporale. In questo atto ho sentito un po’ di stanchezza nella sua voce: respirava più spesso e più pesantemente in Addio del passato, però la sua interpretazione è stata meravigliosa, e ha strappato lacrime dal pubblico e dalla Vostra corrispondente.

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La tedesca altezzosa voleva andarsene alla fine del secondo atto: come al solito, c’è stata una breve pausa tra la scena in campagna e la scena da Flora, lei ha sicuramente contato gli intervalli e ha pensato l’opera fosse finita. Ha visto la mia faccia allibita e ha chiesto “It is finished, no?” e io le ho urlato “Ma se è ancora viva!??”. Così si è ri-seduta.

Cioè una parte APPOSTA da Düsseldorf, e non sa nemmeno la trama? La trama DELLA TRAVIATA!?? Ma io non lo so.

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