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Recensione Opera La Wally di Catalani al Teatro Municipale di Piacenza

William Fratti, 28/03/2017

In breve:
Piacenza - Recensione dell'opera lirica La Wally di Alfredo Catalani in scena al Teatro Municipale di Piacenza il 17 febbraio 2017, curata da Leo Nucci.


Dopo il successo dello scorso anno con la produzione de L'amico Fritz nell'ambito del progetto di formazione guidato da Leo Nucci, anche il questa stagione il Teatro Municipale di Piacenza propone un titolo poco rappresentato di quel periodo culturale che generalmente, anche se non sempre a proposito, viene identificato col movimento del verismo.

La Wally di Alfredo Catalani manca dai cartelloni italiani da troppo tempo e il direttore artistico Cristina Ferrari, capitanando una coproduzione che vede coinvolti i teatri di Piacenza, Modena, Reggio Emilia e Lucca, riesce a mettere insieme una squadra di professionisti di ottimo livello, inserendo anche alcuni nomi dei più importanti panorami internazionali.

Nicola Berloffa crea uno spettacolo molto piacevole e pure particolarmente efficacie, dove c'è sempre azione e movimento, riuscendo a rendere ottimamente anche certi difficili passaggi come la caduta di Hagenbach nel burrone, la calata di Wally con la corda e la valanga. Purtroppo ci sono anche alcuni momenti deludenti, come la taverna di Afra troppo piccola per fare danzare tutti, i protagonisti che non muovono un solo passo di valzer e poi si scambiano un vistoso bacio finto, il continuo lancio di sciarpe e altri abiti tra terzo e quarto atto.

A parte ciò la resa complessiva è davvero buona, impreziosita dalle scene funzionali di Fabio Cherstich e dai bei costumi di Valeria Donata Bettella. Pure le luci di Marco Giusti sono efficaci, anche se si sarebbe preferito qualche effetto più marcato al momento della valanga finale.

Francesco Ivan Ciampa si immerge nella difficile partitura di Catalani sortendone una direzione molto lineare, sempre omogenea, sempre al servizio del canto e dei sentimenti voluti dal compositore attraverso una scelta adeguata di fraseggi e sfumature. Molto buona la prova degli archi dell'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna, mentre è piuttosto mediocre quella dei fiati. Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati si riconferma eccellente.

Saioa Hernandez è un'ottima protagonista, ben centrata nel personaggio e vocalmente molto sicura, dotata di un timbro morbido e pastoso tipicamente lirico, che riesce a piegare lungo le insidie della parte. Gradevoli anche le note basse, che pur risuonando di petto non ne modificano il colore, ma forse ne abusa un po' troppo durante la recita, poiché nell'ultimo atto gli acuti non sono particolarmente eccezionali. Hernandez è anche piuttosto parca nell'uso del legato, che invece avrebbe potuto impreziosire e raffinare la performance, come pure una certa avidità di sfumature, presentando un canto molto simile anche nei vari cambi di stato d'animo. Detto ciò la prestazione complessiva è di alto livello e sarà certamente un piacere poterla riascoltare.

Zoran Todorovich porta a casa il ruolo di Hagenbach con i suoi pregi e difetti. Il tenore è indubbiamente dotato di buono squillo, ma che talvolta appare spinto e forzato. Qualche nota calante qua e là non va fortunatamente a precludere l'esecuzione. Inoltre si sarebbe preferita qualche tinta romantica in più nel quarto atto.

Claudio Sgura è un Gellner davvero eccellente e si riafferma, per l'ennesima volta, interprete di riferimento per questo genere di ruoli. È sempre omogeneo, dal pianissimo al fortissimo, dalla nota più grave a quella più acuta, con un suono chiaro e ben impostato in maschera, arricchito di tinte drammatiche mai eccessive e di un fraseggio molto ben rifinito. Il duetto con Stromminger e quelli con Wally sono indubbiamente le pagine migliori della serata.

Altrettanto magnifica è Serena Gamberoni nei panni di un Walter di extra lusso. Il ruolo lirico leggero le calza a pennello, tanto da far traboccare di validissimi cromatismi l'aria di apertura, mantenendo sempre in primo piano un suono limpido e cristallino.

Molto bene anche per Giovanni Battista Parodi che si cimenta nella breve ma complessa parte del vecchio Stromminger. Efficacissima l'Afra di Carlotta Vichi. Ben riuscito il Pedone di Mattia Denti.

Grandissimo e meritatissimo successo per tutti. E già si vocifera nei corridoi che la prossima stagione vedrà risorgere un altro titolo molto interessante.

 
 
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