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Recensione opera lirica Norma di Vincenzo Bellini al Teatro Comunale di Ferrara 2017

Cristina Chiaffoni, 19/04/2017

In breve:
Ferrara - Recensione dell'opera lirica Norma di Vincenzo Bellini in scena al Teatro Comunale di Ferrara domenica 9 aprile 2017. - Una Norma lunare e raffinata a Ferrara


All'apertura del sipario le care vecchie quinte dipinte e molto belle: vintage e sempre apprezzata la scenografia di questa Norma ferrarese vista da me il 9 aprile, scenografia originale del 1831 di Alessandro Sanquirico. In alcune scene è anche troppo monumentale (dubito che nella selvosa Gallia ci fossero templi simili a quelli greci ), ma dobbiamo pensare al gusto dell'epoca e vederla con gli occhi di uno spettatore del 1831.

La sinfonia bellissima è ben suonata con vigore e luminose note ben sorrette da fiati precisi dall'orchestra Città di Ferrara, nota compagine ferrarese guidata da un giovane ma valentissimo e vigoroso M. Sergio Alapont che sa dare un'impronta molto viva all'immortale musica belliniana. Infiamma nei momenti eroici (come il coro “ Guerra Guerra”) e sa tratteggiare con nuance lunari e squisitamente languidi i momenti di sentimento.

Spicca su tutti la Norma di Silvia Dalla Benetta ampiamente padrona del suo mezzo vocale anche se compromesso da una brutta faringite (annunciata la sua indisposizione prima della recita). E' quando si sta poco bene che emerge la cantante di spicco e il soprano vicentino è una leonessa. La sua “Casta Diva” vive di pianissimi soavi e agilità sgranate, il personaggio resta autorevole e ben tratteggiato, solo in alcune note si avverte il malessere, ma la parte è portata alla fine con tutto rispetto.

Il tenore Nelson Ebo è Pollione: bella figura scenica, giovane e prestante, la voce è molto bella come colore, ma l'emissione a volte è forzata e per me presenta qualche momento d'ingolamento. L'attore è modesto, ma certo la parte non brilla per grande potere teatrale.

Adalgisa è la vincitrice del premio “Toti Dal Monte” Yulla Gorgula voce molto chiara, ben emessa e di ottima scuola. Regge molto bene il confronto con Norma e sgrana con molta precisione le agilità belliniane della sua bellissima parte. In qualche acuto estremo è un po' acida, ma si farà.

Autorevole anche se in qualche nota un po' sforzato l'Oroveso di Volodymyr Tyshkov altro vincitore del concorso (piccola nota polemica perdonatemi ma voci belle italiane non ce ne sono? A me che lavoro e pratico l'ambiente lirico risulta di si).

Belle voci e precisione musicale per la Clotilde di Valentina Corò ed il Flavio di Eder Vincenzi (appunto italiani come la vicentina ed italianissima protagonista).

La regia non mi ha convinto. Non si è capito il ruolo dei figuranti che escono nei momenti più lirici a disturbare l'attenzione strisciando e compendo movimenti tipo zombie: demoni interni? Mah, comunque abbastanza funzionale tolti appunto queste presenze. La regia era a cura di Alessandro Londei supportato dalle luci molto belle di Roberto Gritti e dai bellissimi costumi di Veronica Pattuelli.

Una menzione a parte al valentissimo coro Ensemble Vocale Continuum diretto in maniera egregia da Luigi Azzolini.

Pur non essendo in tantissimi tengono bene la forza e il magma musicale imposto dal compositore catanese soprattutto nel reparto maschile non mostrano forzature e voci che sforano, ed hanno un bel colore omogeneo.
Uno spettacolo godibilissimo.

 
 
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