Il Mitridate di Porpora nell’inverno di Schwetzingen

Il Teatro di Heidelberg continua il recupero di lavori dimenticati dell’opera napoletana

Mitridate di Porpora
Mitridate di Porpora
Recensione
classica
Rokokotheater, Schwetzingen
Mitridate di Porpora
29 Novembre 2017 - 09 Febbraio 2018

Torna il festival “Winter in Schwetzingen” organizzato dal Teatro di Heidelberg e aggiunge il settimo tassello alla ricognizione dedicata all’opera napoletana. Per la verità l’opera presentata per questa edizione, il Mitridate di Nicola Antonio Porpora, fu tenuta a battesimo al Teatro Capranica di Roma nel 1730 e rivista sei anni più tardi per la riproposizione nella londinese Opera of Nobility in piena offensiva anti-händeliana.

Se a Roma il cast era interamente maschile, a Londra sfilarono alcune stelle dell’epoca dall’eroe eponimo interpretato da Senesino, passato da qualche anno nelle fila dei nemici di Händel, a Farinelli, nel ruolo del figlio Sifare, a Francesca Cuzzoni, la sua amata Semandra, la Sig.ra Bertolli, il fratello Farnace, e Antonio Montagnana, unico superstite della prima versione romana.

È questa la versione scelta per la scena del Rokokotheater di Schwetzingen, affidata alla cura musicale di Felice Venanzoni e con un cast complessivamente all’altezza dell’impegno vocale normalmente richiesto da Porpora. A prestare la voce al valoroso condottiero e volubile padre è il controtenore David DQ Lee che mette al servizio del personaggio una vocalità duttile e una estensione non comune per un ruolo che richiede soprattutto canto espressivo più che di agilità. Le agilità invece sono tutte per il figlio Sifare al quale presta la voce il giovane controtenore Ray Chenez: voce piccola ma agilissima, bella presenza scenica, variegata la tavolozza espressiva, di cui fa sfoggio dai languori del giovane innamorato fino agli accenti imperiosi di “Cessa Roma superba e altera”. Molto riuscita anche la prova del soprano Yasmin Özkan, una Semandra cui Porpora riserva le arie più riuscite, rese con intensità espressiva e grande sensibilità (incantevole “Augelletti che cantando” in duo con l’oboe). Più monocordi le prove di Shahar Lavi come Farnace, disegnato con un certo vigore espressivo, e Katja Stuber come Ismene. Non memorabili le prove degli interpreti dei ruoli minori Zachary Wilson (Archelao), Seung Kwon Yang (Arcante) e Xiangnan Yao (Oracolo). Assente Felice Venazoni alla recita del 10 dicembre, sul podio sale Davide Perniceni che dirige i Filarmonici di Heidelberg con precisione ma con una certa parsimonia di dinamiche e di colori.

Scorre ma senza grandi idee lo spettacolo firmato da Jacopo Spirei per la piccola scena del Rokokotheater allestita dalla scenografa Madeleine Boyd come un interno mediorientale lacerato dalle bombe con una grande grata metallica sullo sfondo che funge da prigione. Costumi “etnici” di foggia contemporanea di Sarah Rolke e profluvio di armi automatiche per un’attualizzazione che resta comunque troppo generica e di superficie.

Sala gremita, molti applausi a scena aperta, accoglienza calorosa. Si replica fino a febbraio.

 

 

 

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

I poco noti mottetti e i semisconosciuti versetti diretti da Flavio Colusso a Sant’Apollinare, dove Carissimi fu maestro di cappella per quasi mezzo secolo

classica

Arte concert propone l’opera Melancholia di Mikael Karlsson tratta dal film omonimo di Lars von Trier presentata con successo a Stoccolma nello scorso autunno

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre