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Tenetevi forte, perché questa è stata una roba dell’altro mondo. La grande, l’unica Anna Netrebko, Sua Trebità, ha cantato Lady Macbeth alla Royal Opera House, a Londra, ed è stata quel che si pole essere, e di più ancora. L’avevo sentita nella Traviata, alla Scala, un anno fa; la voce qui l’ho trovata molto diversa da allora. Gli acuti ci sono ancora, forti, potenti, non tenuti a lungo però, il che mi fa pensare che forse non sono più sicuri come un tempo. La coloratura non è stata così veloce: ha rallentato un po’ nella prima roulade, ed e migliorata nel seguito. Magari imparare un ruolo di tessitura così bassa ha cambiato l’equilibrio della voce, o forse la sua coloratura veloce e brillante è perduta per sempre, chi lo sa. E chi se ne importa. La voce è incredibile. Il registro medio/basso è morbido, con colori di ambra, di miele e di cioccolato, profondo, naturale, e perfettamente collegato con il registro acuto, che rifulge. I criticoni dicono che ha due voci diverse e sconnesse, e non capiscono una sega nulla. Il volume della voce è impressionante, fa risuonare e tremare i denti a chi ascolta. La voce della Netrebko è un gioiello meraviglioso in questo momento, e io la seguirò ovunque la porti il repertorio. Andate a sentirla, se potete, andateci. È una Diva, si sbrodola in quel personaggio, ma non è sopravvalutata, per niente.

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Voluttà del soglio

La sua interpretazione della Lady è stata profonda ed emotiva. Ha cantato anche troppe ragazzine innocenti innamorate, e ora chiaramente si diverte come una pazza nel ruolo della donna matura, malvagia che complotta. Il suo desiderio di potere e di dominio è evidente nel legato carnale, sensuale (“voluttà del soglio”, per davvero), il disdegno per il marito debole, schiacciato dai sensi di colpa è crudele, espresso con note sibilate tra i denti. E la scena del sonnambulismo, dove il suo senso di colpa alla fine la distrugge, È stata un capolavoro, niente sopra le righe, la voce e la recitazione a mostrare la fragilità della regina, quasi a suscitare empatia. Il brindisi merita un commento: la prima strofa è una ballata, cantata quasi come una ragazzina, che cerca di coinvolgere i cortigiani, ma nella seconda strofa (dopo la scenata di Macbeth, che crede di aver visto il fantasma di Banquo) lei quasi abbaia, urlando il brindisi alla corte, sfidandoli e cercando di costringerli a far finta di niente. Sembrava un’altra. I costumi erano molto adatti sia a Lady Macbeth che al personaggio di Lady Trebs: nella sua vestaglia nera con maniche lunghissime ricordava Grimilde in Biancaneve, mentre il vestito d’oro del secondo atto era Trebs pura!

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La produzione è vecchia, di Phyllida Lloyd, io l’avevo già vista anni fa. è molto scura. Molto, molto scura. Funziona bene dalle prime file, dov’ero io, ma ho sentito che più da lontano non si vede niente, sembra solo uno sfondo nero. L’idea migliore è che le streghe sono il motore dell’azione della storia: non solo prevedono gli eventi, ma li fanno accadere, partecipando attivamente all’azione, guidando i personaggi verso il loro destino. Per esempio, è una strega a consegnare la lettera a Lady Macbeth nel primo atto, è una strega che fa sfuggire il figlio di Banquo agli assassini, e sono le streghe a evocare il fantasma di Banquo che porta Macbeth alla follia. Un’altra buona idea è l’enorme gabbia d’oro sul palco, a rappresentare il potere, che eleva Macbeth e sua moglie, ma li imprigiona e li porta alla rovina. Globalmente, la produzione di Lloyd ha funzionato, per me.

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Le streghe

Il coro è stato fantastico! Ha un ruolo notevole, in Macbeth, e sono stati perfetti. Le streghe, con il monosopracciglio, erano ringhiose senza però perdere musicalità, e il finale primo è stato incredibile. Mi sono veramente piaciuti. Nella buca avevamo Pappano, che conosce Verdi come le sue tasche, e ha fatto un lavoro egregio, come sempre, direi. Niente di superlativo, ma una prova ottima.

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Macbeth era Željko Lučić, che ha una tecnica di belcanto solida, un meraviglioso legato e una voce molto bella, che a volte tende ad andare un po’ nel naso, ma non così tanto da diventare fastidiosa. Ho riconosciuto della verità in certe critiche, in cui si dice che canta un po’ tutto allo stesso modo. Ma, onestamente, uno dei problemi è che canta a fianco alla Netrebko, che ha una tavolozza enorme a disposizione, e quindi, in confronto, lui viene fuori un po’ monotono. Inoltre, ho apprezzato il suo momento di follia (durante il brindisi) dove è riuscito a trovare gli accenti giusti per comunicare la sua disperazione. Non è un grande attore, ma, di nuovo, a fianco a una “normale” non lo noteremmo così tanto, probabilmente. Mi è piaciuto molto, non sono sicura chi sarebbe un Macbeth migliore di questi tempi. Beh, Luca Salsi e Tezier, ok.

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Željko Lučić

Ildebrando d’Arcangelo era Banquo. A me d’Arcangelo non piace un granché; ha una buona tecnica e fa anche qualche tentativo di fraseggio, ma la voce è sempre un po’ ghiozza, e sembra che urli anche quando in realtà non lo fa, oggettivamente. Ma forse sono io, che trovo la sua voce un po’ irritante. Probabilmente è una cosa personale, onestamente è molto bravo.

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Una strega conduce il re Duncano nel castello di Macbeth

E ora veniamo al marito della moglie, Yusif Eyvazov, che ha uno dei mestieri più ingrati al mondo, e niente sarà mai abbastanza. OK, ecco la mia interpretazione. La voce è brutta. Ma proprio brutta, e non c’è niente da fare. Ha la tecnica giusta, l’emissione è buona, l’intento è quello giusto, e chiaramente sta mettendocela tutta, per diventare un cantante migliore. Ma il colore della voce è B-R-U-T-T-O. Come dice il mio amico Gianluca Florezido, se cantasse in teatri di secondo livello, Stoccolma, Stoccarda, Lione, per dire, non lo noterebbe nessuno. Sarebbe uno di quei tenori un po’ così così, circondato da altri cantanti così così, e avrebbe una carriera “normale”, come centinaia di altri. Ma no. La moglie lo impone nei teatri di prima, e lui si trova a condividere il palcoscenico con lei, che è un genio, una delle voci più impressionanti in non so quanti anni, e il confronto è spietato. Nei concertati, quando c’è un pianissimo, tutti cantano meravigliosamente e si sente quel “PEEEEE” che sembra arrivare da un citofono gracchiante, ed è lui. Poraccio. Comunque, come dicevo, la tecnica è buona, e alla fine ha fatto un buon lavoro nella sua aria, raccogliendo forse l’unico applauso a scena aperta non diretto alla moglie.

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Yusif Eyvazov

Menzione d’onore a Francesca Chiejina e Simon Shibambu, che, nei ruoli della dama di compagnia e del dottore, hanno partecipato alla scena del sonnambulismo riuscendo a lasciare il segno, nonostante le poche battute.

Riassunto: LA TREBS È FANTASTICA!!

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